Recensioni

La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante

Scritto da Carlotta Papandrea

la-mongolfiera-il-monte-tambura-e-il-tappeto-volanteLe recensioni di Connessioni Letterarie – La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante

La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante è una sorta di avventurosa fiaba moderna che racchiude in sé diversi elementi. L’autrice, Fernanda Ranieri, riesce ad unirli tra loro creando un intreccio mai confuso e assai avvincente da svelare di volta in volta.

I protagonisti sono due giovani coppie di fratelli e sorelle: Stella e Glenda con gli amici (italo americani) Frank e Rebecca. La storia si apre con la liceale Stella, decisamente insoddisfatta della sua vita: per ragioni economiche si ritrova infatti a fare un lavoro per lei demotivante (la cassiera in un market in cui è costretta a sorridere «ai clienti e al suo capo anche quando non ne aveva voglia»), oltretutto nella stagione più odiata dell’anno, l’estate, che sin dall’inizio sembra soffocarla impedendole qualsivoglia movimento.

Il desiderio di evasione è tale che la ragazza, un giorno, riesce a mettere da parte la somma sufficiente per organizzare una gita in mongolfiera sulle Alpi Apuane con la sorella minore Glenda e gli altri due amici.

Avrebbe potuto essere il bosco di cui si leggeva spesso nei libri di favole, frequentato da fate e da gnomi. Perché questa era l’atmosfera magica che lì si respirava, con i fasci di luce solare che penetravano dall’alto delle chiome di maestosi faggi e castagni, donando colori particolari al sottobosco e riflessi dorati all’erba.

[…]

Pian piano la luce, che prima ricamava le folte chiome degli alberi, si spense, e tutto intorno le cose assumevano un’atmosfera diversa: il bosco “incantato” diventava buio, ostile, e gli alberi assumevano forme minacciose. Si sentivano rumori strani e si udivano versi d’animali, forse gufi o civette, che rendevano il calar dell’oscurità più sinistro 

Questo pretesto le permette un allontanamento dal tedio quotidiano in due modi: in primo luogo può concedersi delle ferie, lasciando per qualche giorno un paese troppo piccolo e una famiglia troppo annoiata (persino per poter incoraggiare lo slancio delle figlie); allo stesso tempo la mongolfiera innalza Stella, come i suoi compagni d’avventura, al di sopra dell’afa estiva e delle incombenze giornaliere, conducendoli in una sorta di mondo – altro fatto di aria improvvisamente fresca, nuvole e vette altissime.

Ben presto, tuttavia, sopraggiunge una lunga serie d’imprevisti: il vento è troppo forte, il pilota Alfred non riesce a governare la mongolfiera, da terra si perde il segnale. I malcapitati precipitano rovinosamente in un bosco. Il pallone rimane impigliato negli alberi, l’istruttore scompare nel nulla.

A questo punto comincia la parte più fiabesca: tale luogo, alla luce del giorno, per quanto i protagonisti non riescano ad orientarsi, risulta quasi magico. La natura è rigogliosa, la fauna amichevole.

Come ogni fiaba che si rispetti, tuttavia, il bosco diventa improvvisamente minaccioso al calar della notte, tra ombre e silenziosi segreti.

La coltre di alberi e fronde sembra non terminare mai, almeno finché i ragazzi non scoprono l’ingresso di una grotta al cui interno si snodano gallerie secondarie e tanti misteri, tra cui un tenace avversario inaspettato che cercherà in tutti i modi di ostacolarli dall’uscire da quei passaggi tetri ma ricchi di sorprese.

Quella di Stella e i suoi compagni si trasforma qui in una caccia al tesoro enigmatica ed emozionante che introduce il genere avventura: i giovani protagonisti si ritrovano in un sotto-mondo un po’ per caso e un po’ per curiosità, costretti ad affrontare una serie di difficoltà ed enigmi. Oltre alla componente più rocambolesca si unisce, affacciandosi con discrezione ma costanza, anche quella romantica, attraverso un interesse che nel corso della vicenda si sviluppa parallelamente al superamento delle difficoltà, quasi a voler sottolineare il ruolo di “rituale di passaggio” che la storia ha nell’animo dei giovani protagonisti.

Inizialmente Stella e i suoi compagni, come d’altro canto il lettore, si ritrovano di fronte ad una serie di elementi in apparenza molto distanti tra loro ma che, progressivamente, si uniscono in uno scenario sempre più complesso e variegato. I segreti aumentano con le profondità della grotta che, ad un certo punto, sembra raggiungere le viscere della terra.

Toccato il punto più basso e buio i protagonisti trovano un ultimo elemento, quello magico ed esotico, che nella sua facoltà di poterli soccorrere rimane tuttavia immerso in uno limbo di mistero ed incertezza.

La storia scorre in modo lineare e sciolto, senza mai risultare superficiale o banale nonostante l’età dei protagonisti che, anzi, attraverso la propria ingenuità si prestano per essere i perfetti avventurieri: partono dotati della sola genuinità e tornano arricchiti anche dalla consapevolezza di chi, superata la propria iniziazione nel ventre della terra, si riaffaccia sul mondo sapendo che respirare a pieni polmoni e abbracciare gli amici d’ora in avanti avrà un significato diverso. Ugualmente bello ma anche più profondo.

La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante è una fiaba iniziatica per giovani adulti che insegna come insieme e con tenacia pure i più improbabili eroi in erba possano cavarsela con le incombenze (più o meno) quotidiane, imparando che anche la natura più ostile può essere affrontata e che, da certe avventure, possono nascere incipit per nuove storie d’inchiostro e di vita.

Carlotta Papandrea

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