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Gian Luca Galia Follelu e “Riavvolgi il nastro”

Scritto da Maria

riavvolgi il nastroQuando si ha voglia di evadere, anche solo cerebralmente, si trova sempre un vettore; un qualcosa di maledettamente diabolico che ci consente di fare da monelli. L’uomo è nato per questo. Vivere per poi remare contro le proprie volontà. Portare sempre al limite la propria barca, oltre il proprio orizzonte; provare a vedere quello degli altri e anche quello di chi ancora deve nascere o non nascerà mai. E’ la natura. Siamo al mondo per questo. Per farci del male senza farci male. Sperando di farla sempre franca e tornare a casa con la pelle ancora calda

C’è tanta, troppa gente, che consuma la propria esistenza ballando senza saper ballare dentro una cassa foderata in zinco.
Zero rischi. Zero eccessi, Zero amplessi. Zero cambiamenti. Zero spese.
Troppi divieti. Troppi complessi. Troppe pretese. Senza mai vivere, arrivando alla fine dei loro giorni senza mai essere passati per il via. A un bambino, fin da piccolo, con il dovuto tatto, bisogna fargli capire qual è la direzione. Poi lui, crescendo, invertirà la rotta a suo piacimento. Libero arbitrio. Consapevole che durante la navigazione troverà secche, mare aperto, e un destino con un fondale crudele e mai sazio.
Siamo giovani, belli, realizzati, ricchi e famosi, ma a causa di una fatalità, follia, manie di grandezza da super-man senza costume,ce ne andremo via.
Siamo brutti, sfigati, senza un lavoro e senza alcun Dio passato nemmeno per sbaglio dalle nostre parti, con zero possibilità e sotto zero attitudini cerebrali per condurre una vita dignitosa e reale. Ce ne andremo via. Via.

(Da Riavvolgi il nastro)

Riavvolgi il nastro è “un’opera che danza sul pentagramma di una vita che non sa ballare”: recita la quarta di copertina. Il suo autore, il sassarese Gian Luca Galia, alias Folle Lu, ha l’obiettivo attraverso il romanzo, sua terza fatica letteraria, dopo Folle Lu e Ultima spiaggia (Cagliari 2007, 2010), di mettere in contatto la sua anima con quella dei suoi simili. E lo fa attraverso il protagonista del libro: Erik. Erik è un insolito scrittore e paroliere di inestimabile successo. In uno dei tanti pomeriggi afosi dell’estate 2012, mentre scava col caterpillar nella stanza del suo davanzale celebrale, trova una lettera. Da quel momento tutto cambia.

Del testo Alberto Banchero scrive:

Riavvolgi il nastro è la storia Erick che sogna di fare il paroliere di professione, vive al nord, precisamente a  Milano, e la sua caratteristica e quella di vedere oltre la facciata della gente. La propria  sensibilità riesce in qualche modo a scardinare la quotidianità dei suoi personaggi, attirando verso la propria persona quell’umanità che molto spesso vive ai margini della società. L’occasione professionale della vita è  quando è contattato da un discografico di fama, per scrivere un pezzo per l’imminente festival di San Remo. Deve trasferirsi a Reggio Calabria,  non ci pensa due volte, e salutata la sua compagna di vita, compie il viaggio inverso per lavorare  dal benestante e ricco nord  al traballante e malconcio sud. Naturalmente gli incontri con varie umanità musicali e non solo, sono all’ordine del giorno. Riavvolgi il nastro tratta con semplicità apparente temi quali il voler apparire a tutti costi  normali, il dogma del celibato per il sacerdoti, la dipendenza dall’alcool, il lavoro sottopagato, e non per ultimo, l’universo di quelle persone dette invisibili. La chiave di lettura di Folle Lu è chiara è dura, il  filo conduttore è interessante per la capacità  di soffermarsi e indicare  all’uomo della strada una possibile via alternativa per non soccombere all’indifferenza. Magari  trovare qualche minuto per sedersi  su una panchina di  un parco e riassaporare gli odori che nell’aria ci ricordano la nostra umanità e la nostra originaria semplicità.

Redazione

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