Editoria

Dove finiranno i libri

Scritto da Maria

e-bookChissà, forse, nemmeno Omero si sarebbe aspettato di finire in un papiro, ma dopotutto, questo ha rappresentato la sua sopravvivenza …
Dall’oralità alla scrittura, dalla voce alla carta, il prossimo passo porta alla digitalizzazione. Del resto abbiamo già detto addio alle glosse dei grammatici alessandrini, alle note scritte ai bordi dei libri, alle citazioni sui diari. Di diari, adesso, son rimasti quelli dei social network, spazi non spazi, dove ogni giorno fa capolino la letteratura con “i versi di”, “la frase di”. Anche il futuro del supporto scrittorio ormai sembra legarsi agli schermi degli e-book reader e dei tablet.
La parola d’ordine che affascina e terrorizza è cambiamento. Ma siamo sicuri lo sia? A me sembra, piuttosto, che il “pensiero” stia, fisiologicamente, cercando la strada per continuare a manifestarsi nei modi e attraverso i canali idonei alla civiltà che lo esprime.

E, forse, il futuro dell’editoria sarà l’e-book, ma, paradossalmente, l’e-book non è il futuro. Nemmeno la sua ipertestualità e la sua interattività ne fanno un prodotto del tutto originale, piuttosto un ritorno alle origini della letteratura, quando essa era qualcosa di condiviso dal pubblico per cui era pensata e di inscindibile dalla musica, dalla danza, dallo spettacolo, da un contesto che era in sé scenografia.
Per gli innovatori, dunque, sarà progresso, per i conservatori una riscoperta.

Sembrerebbe allora inutile parlarne, eppure le riflessioni su questo nuovo supporto scrittorio si sprecano e si biforcano tra chi lo osanna e ne benedice l’avvento e chi invece lo considera qualcosa di pericoloso e destabilizzante. Le opinioni dei contrari e dei favorevoli si scontrano, ma sembra ormai chiaro a tutti che l’editoria dei prossimi anni sarà concentrata sull’e-book. Analizziamo pertanto nel dettaglio che cosa questo potrebbe significare. Probabilmente la nuova industria editoriale, quella elettronica, sarà più semplice, affidata a una serie di tecnici e di appassionati ai testi che prepareranno il libro per un pubblico di consumatori che non è più quello delle opere cartacee, ma un pubblico virtuale che vuole essere parte attiva di questa produzione. Non è infatti più possibile pensare di poter tenere fuori dal mondo dei libri e dei giornali gli acquirenti, che vogliono essere sempre più coinvolti, perché la tecnologia li ha abituati a  creare da se stessi dei contenuti, a seguire scrittori, blogger e giornalisti di cui apprezzano idee, stile, storie, inchieste. Gli editori, allora, saranno sempre e ancora più necessari, così come i loro editor, traduttori, impaginatori, grafici, per garantire la qualità di un prodotto, ma non ne determineranno univocamente il successo, né l’apprezzamento. Verosimilmente perderanno il ruolo di  scoperta rispetto alle “nuove penne” che non rimarranno in attesa di un colpo di fortuna che li faccia notare, ma creeranno, attraverso i social network, il loro pubblico, il loro seguito. Allora il contatto con la casa editrice sarà successivo e non antecedente. Tutto questo con un notevole guadagno in termini economici, per l’evidente semplificarsi della struttura di produzione del libro e non solo. L’autore, anche quello esordiente, arriverà alla pubblicazione con un target di riferimento già collaudato dai suoi contatti nella rete. Ciò determina non solo un abbassamento dei costi di produzione e di conseguenza una democratizzazione dei prezzi dei libri, ma un certo tornaconto economico, perché molti editori potrebbero cominciare a investire anche su autori meno noti, senza temere l’interrogativo che avvolge gli esordienti. Di sicuro, poi, cresceranno le entrate del settore tecnologico, che sembra non subire nemmeno i contraccolpi della crisi economica degli ultimi anni e che è destinato a stupirci con un numero illimitato di possibilità.

Ciò non significa che non ci saranno degli aspetti negativi. Le librerie, soprattutto quelle di quartiere, chiuderanno, quelle più grandi invece si riempiranno di tutto tranne che di libri, del resto il fenomeno è già riscontrabile. Gli stampatori, come i distributori, diventeranno specie in via di estinzione, mentre gli uffici stampa dovranno rimboccarsi le maniche e puntare sulla promozione in rete, quando la rete non farà da sé.
L’aspetto più oscuro in questo mare di riflessioni che non rendono i libri elettronici né migliori né peggiori rispetto ai loro antenati di carta sarà piuttosto legato a un interrogativo: chi selezionerà l’offerta oceanica dell’editoria elettronica? Come faranno i lettori a orientarsi e anche difendersi dall’infinità delle proposte che già oggi rende internet un luogo intasato e caotico? E soprattutto in base a quali “interessi altri” sia culturali che economici e ideologici? A noi umanoidi, condannati all’evoluzione non spetta altro che aspettare per vedere e sperare che in carta o in digitale la letteratura rimanga della buona letteratura.

Maria Mancusi

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