Recensioni

Amor che move

Scritto da Caterina Sansoni

amor-che-move-397x550Le recensioni di Connessioni Letterarie

Amor che move si articola intorno a tre concetti chiave declinati secondo le rispettive personalità autoriali di Dante, Pasolini e Morante. Dal XIV secolo al Novecento il salto temporale è notevole, ma non per questo la triade tematica presa in esame perde incidenza: desiderio, corporeità e linguaggio permettono a Manuele Gragnolati di estendere il raggio di analisi su tre autori così apparentemente distanti. In realtà, le opere indagate Vita Nuova, Commedia, Divina Mimesis, Petrolio e Aracoeli non si limitano a offrire un fertile campo di ricerca per quanto riguarda i concetti già citati, ma si rivelano colonne portanti essenziali per articolare un discorso solido sulla figura dell’autore, l’importanza del linguaggio e forme alternative di temporalità.

 Il coming of age amoroso e poetico della Vita Nuova; l’epos ultramondano nell’orrore e nella gloria con la Commedia; la crisi dell’impegno nella Divina Mimesis; il viaggio tragicomico nella Caduta e nel sesso in Petrolio, nuovo Satyricon; e quello all’indietro, angosciato, verso la madre in Aracoeli: è questa la costellazione dei testi di Dante, Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante creata in questo libro per esplorare le diverse figurazioni espresse o prodotte, di volta in volta, dall’intreccio di desiderio, corporeità e linguaggio.

L’istanza autoriale viene analizzata partendo da due esperienze diverse ma aventi in un certo senso la stessa origine. La Vita Nuova, considerata in quanto officina in cui precedenti rime sparse ed eterogenee vengono inserite e risemantizzate all’interno della linearità di una narrazione, rappresenta una vera e propria performance dell’autore atta a mettere in scena, tramite strategie testuali ben calibrate, una corretta forma del desiderio che si allontana drasticamente dalla variante cortese. Questa creazione di un’identità autoriale pone Dante più vicino al polo dell’autore moderno che a quello dell’auctor medievale. Accanto alla performance del poeta fiorentino è possibile inserire quella di Pier Paolo Pasolini, che ispirandosi esplicitamente alla Commedia, assembla materiali scritti in tempi diversi, frammenti e abbozzi di progetti creando la Divina Mimesis, pubblicata postuma nel 1975. Aprendo la macchina dantesca e lasciandola come sventrata e incompleta, Pasolini mette in scena il fallimento dell’autore moderno, come era stato per il romanzo Petrolio, anch’esso postumo, che invece di rappresentare un percorso ideale frutto di un’istanza autoriale capace di agire strategicamente e mettersi in scena, esibisce la dissoluzione della soggettività tramite una temporalità queer, anticonvenzionale, legata alla riproduzione del desiderio nella forma del testo. Non vi è linearità, l’irregolarità e l’incompiutezza del procedere narrativo sembrano quasi proporsi come uno scacco: si potrebbe trattare in realtà di una forma di fallimento che altro non è se non una modalità creativa di esistenza. In effetti la temporalità pasoliniana, non riproducendo il modello eteronormativo dell’ideologia del progresso, si associa maggiormente a forme di ripetitività e negatività che replicano una forma di sessualità ribelle e senza fini riproduttivi. Ecco come il desiderio entra nella forma del testo e lo plasma, proponendo soluzioni agli antipodi delle scelte dantesche, ma che mettono sempre al centro una riflessione sull’identità autoriale.

Il corpo come catalizzatore di memoria e di identità riunisce attorno a sé due opere apparentemente distanti, la Commedia di Dante e l’ultimo romanzo di Morante, Aracoeli, pubblicato nel 1982. La creazione del corpo aereo, entità che mantiene e allo stesso tempo supera le teorie della filosofica scolastica su anima e corpo, permette al poeta fiorentino di coniugare tra di loro elementi inconciliabili come dolore, beatitudine e ricordo degli affetti terrestri, attraverso le varie cantiche. In particolare, il tema degli abbracci impossibili consente di soffermarsi sull’indissolubilità del legame tra l’individuo e il bagaglio affettivo acquisito durante l’esperienza terrena, soprattutto in rapporto alla resurrezione finale dei corpi. Di resurrezione parla anche Aracoeli, ma nel senso più labile di riattivazione nel presente delle tracce del passato condiviso e presenti come elementi inscindibili nel corpo. La riappropriazione della lingua materna da parte del protagonista dimostra come l’obiettivo del suo viaggio sia principalmente il recupero della fluidità, da intendere come conciliazione e integrazione dei contrari, ovvero la sfera materna e quella paterna. Nella temporalità frammentata del romanzo e nella ricerca di una dimensione ibrida e queer dell’esistenza risiede forse l’originalità della scrittura morantiana, che mette al centro anche il linguaggio e la resurrezione del valore primigenio della parola. Fondamentale anche l’excursus sulla stretta connessione tra l’origine del linguaggio e la suzione del bambino al seno materno. L’immagine dell’allattamento ritorna con insistenza anche nella terza cantica della Commedia, proprio quando si esalta l’importanza della resurrezione del corpo: questo nesso, presente anche in Aracoeli, segnala il tentativo di inglobare nel testo la dimensione corporea e desiderante della beatitudine. Nei canti riguardanti l’Empireo, in effetti, la temporalità esce dai binari della linearità, per lasciare spazio alla simultaneità e alla compresenza, dando libero corso a una testualità che lascia trapelare una forma di intensificazione del piacere per esprimere il concetto della beatitudine delle anime. La riattivazione della dimensione corporale nella parte finale del Paradiso si avvicina così da una parte al movimento di dissoluzione del sé riscontrato nell’opera pasoliniana e dall’altra al concetto di corporeità dotata di memoria dell’ultimo romanzo di Morante.

La lettura di Amor che move deve sicuramente essere anticipata da un propedeutico approccio agli studi di genere (gender studies), per acquisire gli strumenti e il linguaggio che Gragnolati utilizza per analizzare le opere di Dante e dei due scrittori del Novecento, altrimenti risulterebbero di ardua comprensione i frequenti accostamenti tra sessualità e letteratura. Gragnolati porta avanti, in ogni caso, una linea di indagine personale, integrando teorie gender e studi linguistici, arrivando a riattivare connessioni tra opere che paiono a prima vista estremamente distanti. Unisce così senza stonature analisi testuale e poetica degli autori, creando un discorso ricco di spunti di riflessione, che può sicuramente inaugurare nuove strade di ricerca, nuovi intrecci e “costellazioni di testi che si illuminino a vicenda” (p. 10).

Caterina Sansoni

Titolo: Amor che move
Autore: Manuele Gragnolati
Anno: 2013
Pagine: 231
Editore: Il Saggiatore

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Utilizziamo i cookie di terze parti per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie. Leggi l'informativa estesa

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi