Eccoci, moderni Atlanti a sostenere la volta della nostra vita, da soli, perché l’unico imperativo di oggi è: non chiedere mai, aspirare e raggiungere l’autonomia. Bastare a se stessi. Non si è uomini e donne altrimenti. Come se la solitudine rendesse eroi! E questo indottrinamento comincia subito. Bisogna imparare presto a camminare, a parlare, a non portare il pannolino, a leggere e a scrivere, a trovare la propria strada; imparare a non farsi fregare dai sentimenti, a riconoscere gli inganni, a cavarsela da soli, a montare e smontare case, attrezzature. Sempre da soli: decidere di morire se lo riteniamo, per non gravare sugli altri. Ma gli altri su cui graveremmo non sono quelli che ci amano e che sono felici di condividere il fardello delle nostre vite? Che ci preferirebbero dimidiati piuttosto che non averci con loro ogni giorno?
Al bando persino le informazioni stradali. Assolutamente da vietare la ricerca del passante per chiedere del più vicino parcheggio. Ma scherziamo? Ci sono app per tutto! Che ridicola e retrograda abitudine il bisogno dell’altro da sé. Roba d’altri tempi! Eh sì! quanto sa di ignoto il terenziano Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
Tutto quello che è umano invece oggi ci è alieno. La ricerca di perfezione e autonomia ci rende monadi. Monadi e autocrati privi di fiducia in se stessi. Perché? Perché si è sempre pronti a misurarsi con gli altri rispetto ai quali ci si sente incapaci, perché l’altro è qualcuno che potrebbe schiacciarci. Affidarsi implica un coraggio indubbiamente superiore del diffidare. E questo coraggio sta diventando estraneo all’uomo. La nostra è un’epoca di disgregazione, di separazione. Eppure la civiltà è nata dal bisogno dell’altro, dalla necessità di vita associata.
Una involuzione del vivere sociale che ci scoraggia come uomini e ci illude come ingegni, perché sopprime il più maturale istinto degli esseri viventi l’associarsi ad altri per essere protetti, per essere amati.
Nessuno di noi deve essere più un peso per la società. Bisogna fare da soli. Eppure la società era nata per alleggerire i pesi delle vite individuali. Quale schiacciante massa portiamo sui nostri corpi? Se non so bastarmi, allora sono incapace. Devo bastarmi perché gli altri non sono possono amarmi. Autonomia? No. Solitudine.
Un fardello ben più pesante di quello dell’eroe mitico Atlante. Che cos’è infatti sostenere il peso del cielo difronte al reggere gli abissi dell’anima?
Il mito sociale dell’autonomia porta con sé una conseguenza devastate: la sfiducia nel futuro. Le leopardiane magnifiche sorti e progressive non sono un obiettivo che l’uomo possa raggiungere da solo. La conoscenza è individuale, il progresso è una scelta degli uomini per gli uomini.
Maria Mancusi
inKnot edizioni