Ridonda continuamente all’interno del mio campo visivo il lato B del Nudo maschile in piedi di Schiele e un titolo secco come il carattere tipografico utilizzato in copertina: Il corpo accusa il colpo Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche di Bessel Van Der Kolk.
Bessel Van Der Kolk è uno di quei luminari che in poche pagine riesce a raccontare come ha partecipato alla storia riabilitativa nel campo dello stress post traumatico. Lo fa con grazia ed entusiasmo e mi sento di fronte ad uno che ne sa e soprattutto che scrive in modo che io possa capire.
Il cervello è una macchina strana, un organo dotato del suo equilibrio chimico e fisico ma ghettizzato come mero strumento del volere: non si riconosce al cervello la sua natura strumentale ma la si vuole sottomettere al decisionismo più spietato. Nelle persone traumatizzate diverse zone della materia grigia, con tutte le sue sfumature, si accendono e spengono come le lucine di Natale in piena Pasqua. Nella forma del ricordo il passato ritorna violento e invasivo; il corpo e le emozioni ballano un tango sgangherato con passi disarticolati e malmessi. E no: non è controllabile.
L’esperienza dei reduci della guerra del Vietnam ha reso evidente e socialmente impattante una situazione molto più comune dell’immaginato. Traumatizzato è anche il bambino trascurato, l’adulto umiliato, la donna abusata. Trauma è la mina antiuomo che ti deflagra sotto il piede ma anche il sentirsi in pericolo all’interno di casa propria e, sopratutto, è l’impossibilità di mettere in atto le più comuni leggi della sopravvivenza “attacco e fuga”, perché bloccati, perché indifesi, perché dipendenti da chi ti ferisce. Da qui nasce lo stress post traumatico: il sistema si è inceppato, dinnanzi al pericolo non c’è possibilità di uscita, l’adrenalina continua a scorrere, il pericolo è ovunque anche quando tutto è finito e la violenza permane nel gioco del presente.
Mi piace pensare che ci sia sempre un lieto fine anche nella saggistica, anche dopo capitoli di racconti, esperienze e dati che farebbero pensare a tutt’altro. C’è: c’è la possibilità di vivere e non solo rivivere costantemente il tempo segnato dal trauma. L’approccio proposto non è di quelli meramente new age, è comunque un testo scientifico, Bessel Van Der Kolk è uno psichiatra e propone sapientemente, con metodo e rigore, un approccio completo in cui il corpo viene riscoperto, le emozioni integrate, la parola ripristinata insieme alla speranza e alla voglia di vivere.
Il cervello ha quindi delle ferite, non visibili ma invasive e non basta la volontà, non bastano i buoni consigli, non basta il “tutto passerà e il tempo cura ogni ferita”. In un mondo ossessionato dalla performance e dal raggiungimento di sani e scintillanti obiettivi è necessario anche arrendersi all’evidenza: curare il cervello è un vero e proprio lavoro che ha bisogno di sostegno, solidarietà e competenza.
Mr. Zoloft