Recensioni

Se questo è un uomo

Scritto da Maria

Le recensioni di Connessioni Letterarie

L’anno scorso ricorreva il venticinquesimo anniversario dalla morte – per suicidio – di uno dei più grandi autori del Novecento italiano: Primo Levi. Penso che il miglior modo di ricordarlo sia leggere la sua opera d’esordio, Se questo è un uomo, perché contiene in sé le motivazioni stesse che lo hanno portato alla scrittura letteraria, il valore della testimonianza e l’importanza della memoria. Due aspetti che, se scorporati dalla valenza che assunsero per Levi alla luce della sua esperienza personale nel lager, possono condurre chiunque alla scelta della scrittura di un libro.

Già lo statuto dell’opera pone qualche problema: è un romanzo? Si basa su fatti realmente accaduti, è più che altro uno scritto di testimonianza, ma non ha l’asciuttezza del saggio e rivela, anzi, grandi doti letterarie nell’Autore che pure era al suo esordio nel campo della letteratura. Infatti l’andamento, alcune cadenze e la stessa organizzazione dei fatti raccontati sono romanzeschi. Il libro è allora qualcosa di ibrido: romanzo tratto da una storia vera, o testimonianza scritta in modo romanzesco, quindi avvincente.

La vicenda è tristemente nota: la deportazione in un campo polacco che componeva il sistema di Auschwitz, lo sprofondamento in una realtà disumana, l’adattamento tra mille stenti e pericoli, la descrizione del sistema sociale creatosi nel campo, infine la resistenza nel gennaio del 1945 fino alla liberazione operata dai russi, esattamente il 27 del mese, giorno in cui ogni anno noi celebriamo il Giorno della Memoria.

La struttura del testo è piuttosto mossa: dopo il primo capitolo, quasi di carattere introduttivo, perché descrive le vicende del protagonista – ovviamente lo stesso Primo Levi – appena prima del suo arrivo nel lager e la deportazione, troviamo capitoli sia di tono narrativo sia di indole più saggistica, come quelli centrali. Si procede però per episodi isolati, in cui non si capisce il legame temporale tra i vari fatti: il tempo ha perso, all’interno del sistema del campo, il suo valore normale, i deportati non ne riconoscono più le coordinate, perché ogni giornata è uguale alla precedente e alla successiva; resiste soltanto il ciclo delle stagioni, un tempo originario, preesistente alla formazione della società umana e per questo comune agli animali; a tale punto arrivano l’abiezione, la negazione di umanità dei quadri tedeschi che gestiscono il sistema. Anche lo spazio subisce delle alterazioni: si espande in maniera smisurata fino a non conoscere confini in alcuni casi, in altri si riduce al minimo spazio vitale, quando i prigionieri si trovano pressati in masse di uomini-fantoccio.

L’ultimo capitolo però cambia di schema: adotta una struttura diaristica, a simboleggiare il recupero di una temporalità e delle categorie dell’esperienza normali in vista della liberazione dal campo.

Ma la maestria di Levi si nota nel modo di scrittura, fortemente coinvolgente. L’obiettivo era quello di far vivere al lettore le emozioni quanto più vicine a quelle, terribili, dei reclusi, obiettivo raggiunto attraverso tocchi espressivi brevi ma di grande effetto, con una studiata scelta di espressioni che hanno anche il merito di far riflettere su quale orrore si sia perpetrato nei campi di sterminio nazisti. Levi non indulge mai all’effettismo, non punta a colpire il lettore con una serie di immagini crude e macabre, che lo avrebbero estenuato in breve tempo e non avrebbero garantito che egli arrivasse effettivamente alla fine del libro. Piuttosto compie veloci affondi, che in quanto tali sono più efficaci, incisivi, rimangono più impressi nel ricordo di chi legge; le parole di Levi sono come rapide sferzate di frusta, e finiscono per lasciare cicatrici nella mente del lettore.

Inoltre, per dare un’idea di un’esperienza lontanissima dalla realtà comune e che si spera nessun altro viva più, l’Autore utilizza molte similitudini e metafore, unici mezzi che consentono un avvicinamento al mondo narrato, che ha dell’incredibile rispetto a ciò che siamo abituati a vivere. Queste provengono dagli ambiti più disparati, ma ricorre spesso il linguaggio tecnico-scientifico, legato alla formazione da chimico di Levi.

Un libro di terribile durezza, che ammonisce sulle deviazioni che l’animo umano può, ma non deve, assumere, ma allo stesso tempo emozionante. Personalmente, l’unico libro che finora mi abbia commosso fin quasi alle lacrime. Imperdibile.

  Lorenzo Paradiso

 

 

Titolo: Se questo è un uomo
Autore: Primo Levi
Anno: 2005
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
ISBN 9788806313692

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