Attualità Cultura e società

Sacro e profano al Cimitero delle Fontanelle

Il camposanto delle Fontanelle non è un cimitero “normale”; non vi sono viali di cipressi, cappelle gentilizie, lapidi, e tutto quanto fa cimitero. […] Il cicerone introduce in ampie e scure grotte di tufo, e alla luce della sua lampada mostra migliaglia di teschi, tutti disposti in bell’ordine. […] Alcuni ambienti hanno nomi curiosi; c’è la “Biblioteca”, una struttura che ricorda appunto una libreria, sopra le scansie della quale sono accatastati migliaglia di teschi e di ossa lunghe ormai calcificate, ben divisi tra loro, come fossero… classici e letteratura moderna. C’è il “Tribunale”, una specie di altare composto di ossa, teschi e bare, innanzi al quale la camorra prestava non so quale giuramento. […] L’adepto veniva chiuso in questo camposanto, e lasciato solo per tre giorni e tre notti. Se resisteva, diventava camorrista, se veniva ritrovato coi capelli alla don King, rispedito a casa.

Marcello D’Orta – Nero napoletano

Il Cimitero delle Fontanelle è uno dei luoghi più suggestivi della capitale partenopea dove si fondono magia e mistero, storia e superstizione, sacro e profano.

Lo spazio risale probabilmente al terribile secolo XVI in cui la città fu devastata da rivolte popolari, carestie, terremoti e epidemie. In questo luogo si seppellivano le vittime di queste disgrazie. Nel 1656 in conseguenza alla terribile pestilenza le mura che sigillavano le cave furono abbattute per permettere al cimitero di accogliere oltre 250.000 cadaveri. Nel 1837 l’epidemia di colera determinò la riapertura del luogo sacro per accogliere le spoglie della città distribuite tra i cimiteri delle parrocchie e delle confraternite. L’ossario delle Fontanelle fu poi abbandonato fino al 1872 quando fu risistemato dalla popolazione su iniziativa del parroco della chiesa di Materdei Gaetano Barbati.

Le ossa alla rinfusa furono distribuite con un certo ordine: la navata centrale, battezzata navata degli appestati ospitava le ossa dei morti per epidemie; quella antistante la chiesa accoglieva i resti provenienti da chiese e congreghe e fu nominata come navata del preti; e l’ultima conosciuta come navata dei pezzentelli ospitava le membra dei poveri della città.

A partire dalla riapertura iniziò una spontanea devozione da parte della popolazione per questi poveri defunti abbandonati, una pratica inusuale per cui ogni fedele adottava un teschio, una capuzzella fornendogli cure, fiori, doni, preghiere in cambio di piccoli favori: un posto di lavoro, una fidanzata per il figlio solo, la guarigione da una brutta malattia, i numeri a lotto. Se la capuzzella tardava a ricambiare le cure il fedele per ripicca smetteva di accudirla e talvolta inveiva contro di lei con parolacce, minacce e imprecazioni. Un vero e proprio dialogo tra vivi e morti, dove la reciprocità diventava la base di una relazione ultraterrena.

Il teschio sconosciuto veniva adorato e coccolato attraverso doni di varia natura: teche in marmo, di legno o in latta, cuscini decorati da merletti, preghiere, fotografie, ringraziamenti e poesie. Se le attenzioni del fedele non ottenevano la giusta ricopensa, il benefattore lentamente si sentiva autorizzato ad abbandonare il teschio adottato.

Molte sono le leggende che riguardano i defunti di questo luogo suggestivo. È famoso Pasquale, il cranio di un frate che dispensa numeri quando ne ha voglia.; Concetta conosciuta come la testa che suda, il talismano della fertilità che aiuta le donne a restare incinta, capa rossa un postino che appare in sogno per dare notizie importanti; il Capitano della cui storia esistono varie versioni. Una di queste racconta che, poco prima di sposarsi, una giovane donna venisse qui a pregare per ingraziarsi le anime del purgatorio. Il fidanzato in segno di provocazione infilò il bastone nell’orbita di un cranio lanciando la sfida: “Non ti temo, e anzi ti invito alle mie nozze”. Il giorno del matrimonio al banchetto si presentò un misterioso cavaliere che sedutosi in disparte non accettava nulla di quanto gli veniva offerto. Lo sposo infastidito gli si avvicinò chiedendogli chi mai lo avesse invitato. Egli rispose che era stato proprio lui trafiggendogli l’occhio col bastone ed esibendo il teschio e le ossa. Quella visione provocò la morte degli sposi e di parte degli invitati.

Il culto delle anime pezzentelle percepito come idolatria, e il sospetto che il luogo fosse usato per compiere riti satanici, portò all’interdizione del cimitero negli anni Settanta del Novecento.

In tempi recenti il luogo è stato riaperto al pubblico per visite guidate.

Teschi disposti ordinatamente in cave di tufo conservano le anime di napoletani che neanche di fronte alla morte si sono fermati, forse per esorcizzarla, forse per trovare una forma di scambio tra la vita e la morte. Il cimitero delle Fontanelle è un posto incredibile per le storie che custodisce, lo spettacolo che offre, le sensazioni che suscita. L’aria rarefatta, l’atmosfera propizia, il silenzio, i giochi di luci e ombre rendono questo insolito cimitero un luogo denso di pace, serenità e armonia.

Tonia Zito

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Utilizziamo i cookie di terze parti per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie. Leggi l'informativa estesa

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi