Cultura e società

Sesso e sessualità: lo spazio dell’amore?

Scritto da Maria

Gli adolescenti attuali amano in modo diverso da quello praticato dalle generazioni precedenti: non si vergognano di amare, non si nascondono, non si accontentano di una vita sentimentale clandestina. Amano in modo quasi spudorato, ostentano in modo quasi impudico il loro affetto, come i loro baci scambiati in pubblico, nella generale indifferenza dei coetanei e l’imbarazzo degli adulti. Con questo non si sta affermando niente di nuovo o di negativo, si sta parlando di un cambiamento che ha accompagnato gli ultimi 30 anni della nostra società. I giovani, man mano, si sono abituati a ritenere legittimo amare e essere amati, senza l’obbligo che i sentimenti rimangano un segreto familiare e sociale. L’amore non li compromette, come invece ritenevano i loro genitori, abituati a entrare in clandestinità non appena si innamoravano, immaginando di avere tutti contro: famiglia, società, scuola e chiesa. Il contratto affettivo e sessuale di coppia per i nuovi adolescenti ha indubbiamente aspetti innovativi rispetto a quello della coppia adolescenziale di un tempo. Alle loro spalle hanno il grande dibattito sul rapporto tra maschio e femmina avvenuto negli ultimi decenni, dove nuovi sono i rapporti di potere esistenti.

Eppure l’amore inteso in senso assoluto non ne ha guadagnato. La liberalizzazione, se così si vuole dei sentimenti e della sessualità, non ha migliorato l’amore. Anzi. L’amore si è sempre di più legato al sesso e a una visione distorta di questo, quasi malata e aberrante: un bisogno, un consumo al pari di tanti. L’inizio della vita sessuale, che si è notevolmente abbassata tra i 13 e i 15 anni, infatti, è tanto incoraggiata dalle pressioni esercitate dai coetanei e la voglia di sentirsi parte del gruppo, quanto priva della consapevolezza dei rischi fisici e psicologici.

Manca nelle famiglie, nelle scuole e negli altri luoghi deputati alla formazione la pratica dell’amore, l’insegnamento dell’amore, non dell’educazione alla sessualità, ma ancora, ripeto, dell’amore.

Manca, in generale, oggi, la capacità di guardarlo in faccia l’amore. C’è chi pensa che l’amore sia dotato di una potenza senza limiti, di una forza capace di far saltare ogni ordine costituito. Falso. L’amore è sì una forza, ma ingabbiata e prigioniera: invece di amare, come la gente pensa di fare e di insegnare, si sa solo sedurre. Nella società dell’apparire anche l’amore è una esternalizzazione del nostro narcisismo e il piacere di amare e condividere è messo a dura prova. Oggi l’amore ha perso il carattere privato e deve, ripeto deve, essere messo in pubblico, descritto agli amici, quelli reali e quelli virtuali.

È come se l’amore non fosse più un fine, ma uno strumento per poter parlare di sé.

L’amore non deve perdere il carattere di unicità e intimità.

L’amore deve mobilitare una sufficiente quantità di energia, altrimenti è un bilancino per ragionieri.

All’amore bisogna dare tempo. Molti incontri invece sono fulminei, saltando tutti i rituali della conoscenza e del corteggiamento, a detrimento del sentimento e ancor più della sessualità.

L’amore necessita di generosità. Generosità significa capacità di amare l’altro e la relazione che con lui si instaura. Generosità inoltre vuol dire gratuità.

L’amore esiste  solo se unito alla fiducia  e alla stima.

In questi giorni ha fatto scandalo la notizia delle baby squillo e di un mondo sotterraneo di adolescenti che vivono la sessualità in modo deviato. Scandalo, ma quale scandalo?

Chi non riceve l’amore, non sa darlo, non sa viverlo in relazione all’altro.

Ai ragazzi oggi non si dà l’amore, ma un sottogenere di questo, a cui mancano le caratteristiche elencate in precedenza. Non c’è intimità familiare, la famiglia si è allargata a tutti quelli che vogliono o possono metterci bocca, perché i genitori non hanno né tempo né energia per dedicarsi ai figli che pure hanno voluto. Soprattutto non c’è gratuità, anche nelle relazioni affettive familiari si dà per ricevere, in particolare si dà sostegno economico per ricevere soddisfazioni e gratificazioni, sempre col timore che si siano cresciuti figli non all’altezza delle aspettative.

Dove è finito l’amore? E dove sta lo scandalo dell’amore come consumo?

Maria Mancusi

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