Attualità Cultura e società

Scuola sulla luna – Una app a prova di bambino

Scritto da Tonia

Dal 24 al 28 giugno e dal 8 al 12 luglio Timbuktu, una delle migliori riviste per bambini distribuita per i-Pad, in collaborazione con la Digital Accademia, la scuola di innovazione dell’incubatore tecnologico H-Farm a Roncade, in provincia di Treviso, ha incontrato 25 ragazzi per lavorare sul tema La scuola dei sogni.

I piccini divisi in gruppi hanno lavorato insieme alla redazione alla costruzione di un’applicazione che rappresenta la scuola che vorrebbero realmente frequentare ogni giorno: chi si è occupato di illustrazioni, chi di registrazione di suoni, chi di video, chi di design. L’intero progetto è stato realizzato attraverso le idee dei bambini che hanno preso spunto dalla realtà che li circonda.

Un esperimento fuori dal comune che ha portato alla creazione di una grande redazione fatta da grandi e piccini che ha condiviso sogni, passioni, responsabilità, fallimenti per lavorare a un obiettivo comune. I piccini hanno partecipato a tutte le fasi di progettazione dell’applicazione: l’usabilità, la grafica, i suoni, la user experience.

L’applicazione Scuola sulla luna, in vendita sull’App Store, disegna una scuola sulla Luna dove c’è un razzo che porta i ragazzi a lezione, dove le bidelle hanno scope giganti per volare, dove i bisogni fisiologici vengono catturati dagli aspiratori, dove ci si può calare sulla Terra con una corda dalla stanza ricreazione.

Hanno diretto il progetto lo staff di Timbuktu: l’art director Samuele Motta, il marketing director Erica Capanni, l’amministratore delegato Elena Favilli, la musicista Elettra Bargiacchi e la creative director Francesca Cavallo.

Un esperimento estremamente interessante che parte dalla collaborazione con i ragazzi per arrivare ai ragazzi stessi, un progetto che non solo è pensato per i fruitori finali ma è creato con essi per centrare i loro bisogni, le loro necessità.

Timbuktu, la prima rivista per iPad per bambini, è un progetto editoriale per ragazzi nato in Italia nel 2010 con una competizione per startup Working Capital di Telecom Italia e portato a San Francisco con un altro concorso Mind The Bridge. In California il progetto italiano ha trovato investitori interessati al suo sviluppo.

Un progetto che nasce in Italia e  torna dopo tre anni  con la versione italiana del magazine.

Come tutte le grandi idee anche questa per svilupparsi si è spostata oltreoceano.

Un tempo l’italia era la culla delle idee, era lo spazio in cui non solo si concepivano ma quello dove avevano anche la possibilità di crescere. Perché le idee vengono spinte fuori da questo paese? Perché non si investe sui giovani? Sulle startup?

Sapete suggerirmi altri esempi di startup nate in Italia e trapiantate altrove per svilupparsi?

O ancora, qualcuno è in grado di segnalarmi progetti nati e sostenuti in Italia?

Tonia Zito

 

 

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