Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente, e solitamente nascosta, delle cose sia liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato. Un istante affrancato dall’ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si avverta, l’uomo affrancato dall’ordine del tempo. (M. Proust)
Expo 2015 sembra essere anche questo: la ricerca di un tempo perduto attraverso le parole del gusto e i ricordi che nei nostri pensieri quelle parole riaccendono. Artisti, scrittori, giornalisti, intellettuali, personaggi dello spettacolo, e tutti quelli che vorranno partecipare, raccontano la loro parola del gusto, liberi di sceglierla fra le 100 selezionate per l’occasione o fra le moltissime altre della tradizione culinaria italiana.
C’è chi dice alice, acetosa, prugna, zampetto, croissant, giacinto dal pennacchio (o cipollaccio col fiocco), e chi invece acciuga, erba brusca, susina, zampino, cornetto, lampascione. Quel che per qualcuno è una spigola o una rosetta diventa un branzino o una michetta nell’Italia del Nord, e le vongole e le ciliege, al Centro e al Sud, si trasformano in arselle e cerase. Questi e molti altri i geosinonimi della nostra penisola: l’infanzia li ha insegnati a ognuno di noi, quasi fossero mito e leggenda nelle cucine delle nostre case, in particolare probabilmente sulle tavole delle nonne. Perché non richimarli alla mente e al palato?
Belle e buone, e rappresentative di tutte le regioni della penisola, sono le 100 parole del gusto italiano che sono state selezionate e che verranno raccontate per tutta la durata dell’Expo. Curate dalla redazione di “Madrelingua”, il trimestrale culturale della Società Dante Alighieri, la loro storia verrà arricchita con testimonianze d’autore (di artisti, scrittori, intellettuali, personaggi dello spettacolo, ecc.): un ricordo dell’infanzia, dell’adolescenza, della giovinezza; una curiosità o un aneddoto; una riflessione sul prodotto gastronomico in sé, perché tipico della regione o della città di provenienza del testimone; un semplice commento sulle ragioni della scelta, o sui motivi d’interesse che quella parola sarà stata in grado di suscitare.
Una delle 100 parole gastronomiche selezionate si aggiudicherà il titolo di reginetta del gusto. Bisognerà aspettare per sapere quale. La parola ai lettori. Si potranno scegliere fino a tre termini. Alla fine, il termine più votato si sarà distinto perché accompagnato dal commento più bello: un aneddoto, un ricordo d’infanzia, una ricetta sulla pietanza o sull’ingrediente preferito, una riflessione sulle ragioni della propria scelta o altro ancora. Le testimonianze d’autore (di artisti, musicisti, scrittori, personaggi dello sport e dello spettacolo, etc.) offrono una serie di modelli possibili cui attenersi.
I lettori di connessioni letterarie che volessero partecipare, possono scrive a 100paroledelgusto@gmail.com.
Maria Mancusi