Si parla sempre e da tempo di “nativi digitali” per riferirsi alle persone nate dagli anni 80 in poi e cresciute con le tecnologie digitali (come i computer, internet, i telefoni cellulari, ecc.) ma ancor più negli ultimi anni ai bimbi del terzo millennio, per i quali la tecnologia non è una conoscenza “arrivata dopo”, ma un sapere e un saper fare che li coinvolge e li interessa da subito. Siamo dunque abituati a bambini e ragazzi digitali, per i quali il pre-digitale si perde nella nebulosa della storia, con lo stesso effetto che potrebbero far loro i racconti della guerra.
Oggi però c’è da rilevare un’altra tendenza che invece ci sorprende di più: i nonni digitali. Si sta infatti formando la prima vera generazione futura di nonni digitali, che, affascinati dalle tecnologie e dalle loro possibilità, forse spinti dal desiderio di mantenere coi nipoti una relazione di condivisione che abbia interessi e basi comuni, decide di abbandonare le pubbliche panchine o almeno di starci seduti, ma incollati ai loro smartphone e tablet.
Non è solo una scelta pratica, spesso è una scelta di carattere sentimentale, per cui la tecnologia diventa uno strumento per vivere legami che sarebbe impossibile coltivare in altro modo. Quella che viviamo infatti non è solo un’era di digitalizzazione, ma anche e conseguentemente un’era di spostamenti, fatti per lavoro, per studio o altro. Difficile o almeno sempre meno frequente che nonni e nipoti si trovino ad abitare accanto o nella stessa città, se non addirittura nella stessa nazione. Gli strumenti digitali, allora, fanno “relazione”. Nonni e nipoti possono sentirsi, vedersi, parlare, giocare insieme: tutto attraverso lo schermo di uno smartphone, di un pc, di un tablet.
Addirittura possono recuperare la loro funzione di custodi dei nipoti, di “tati” per un’ora e non perdere il legame, anzi costruirlo, fin dalla nascita coi i loro nipoti digitali attraverso le tecnologie, scoprendo e vivendo in prima persona, forse l’aspetto più umano e sentimentale delle nuove conoscenze: la possibilità di essere vicini anche da lontano.
Maria Mancusi