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L’amico perduto – Paolo Pajer

Scritto da Maria

L’AMICO PERDUTO

Finalmente, vengo a trovarti.
Mi sono deciso, dopo tanti anni, a fare io il primo passo, e cercare di ricomporre quest’amicizia che era così vecchia che era un vero delitto lasciarla affondare.
Mi hanno detto dove ti avrei trovato, e ora ho indicazioni sufficienti per farti una sorpresa.
Sono partito presto, questa mattina.
Ho preso un giorno di ferie perché almeno non c’era da pensare ai figli, alla spesa, alle milletrecento cose che tutti i giorni dobbiamo affrontare e che giorno dopo giorno vanno a formare quell’enorme ammasso di tempo silenzioso che è franato sulla nostra amicizia.
Ma ora finalmente mi sono deciso.
Riconosco di avere le mie colpe, che avrei potuto fare io la prima telefonata, inviare il primo sms, la prima mail.
Le colpe però sono di tutti e due, no?
D’accordo, sono un po’ più stronzo io perché me l’ero presa troppo quando ti sei messo con Gaia.
Ma lo sai che mi piaceva, Gaia.
Certo, parliamo di 12 anni fa, ma negli ultimi 11 io e te non ci siamo più parlati: ti chiedo scusa del silenzio.
Forse però anche tu potresti chiedermi scusa per qualcosa, no?
Lasciamo stare, semplicemente la routine ci ha fatti dimenticare.
Però vorrei rimediare, in qualche modo.
Finalmente sono arrivato.
Però, stai in un bel posto.
Oggi c’è anche il sole, me l’avevano detto che praticamente te ne stai in un prato a prendere il sole dal mattino alla sera, di fronte al mare.
Ho sempre pensato che avessi un ottimo gusto per le location.
Ti ho visto subito, da lontano.
Sono arrivato da dietro, così non correvo il rischio di farmi vedere prima di essere pronto.
Allora ci siamo.
Faccio l’ultimo passo con un groppo in gola, con il cuore che batte forte. Un respirone…
“Ciao Alberto.”
Ti ho portato un fiore.
Vedo che vengono in tanti a trovarti.
Quella foto è recente, stai perdendo i capelli anche tu, eh?
Mentre qualche lacrima finalmente brilla al sole mi viene da sorridere.
Mi hai fregato anche questa volta: come si fa a chiedere scusa ad una croce?

Paolo Pajer

paolo pajerNato a Venezia, cresciuto in Trentino, oggi vive e lavora in Toscana. La scrittura per lui è un vizio e, sebbene la sua giornata lavorativa e familiare pulluli di parole dette e scritte, ama il silenzio. Mentre stava assaporando un breve silenzio si è imbattuto nella nostra iniziativa Storie in 2000 battute. Si è frugato dentro e ha trovato questo spicciolo di storia, alla quale ha dato forma velocemente. In un altro dei silenzi che ha visitato recentemente ha scritto Il punto estremo, che è il suo primo esperimento di narrativa. Chi l’ha letto finora l’ha descritto come un libro originale che cerca soprattutto di aprire una finestra nella vita di chi lo legge. Un piccolo libro, essenziale, sorprendente, intimo e al tempo stesso collocabile al di là del bene e del male. Da leggere, ovviamente direbbe l’autore, “in un contesto silenzioso”…

Immagine M0THart

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