Attualità Cultura e società

I Talking dictionary

Scritto da Tonia

La tecnologia digitale aiuta a preservare forme culturali in via d’estinzione. I linguisti di Enduring Voices di National Geographic hanno lavorato per anni per aiutare le comunità di tutto il mondo a preservare la loro lingua e la loro cultura attraverso un nuovo strumento: i Talking Dictionary. Il gruppo ha registrato e catalogato modi di dire, parole e frasi di varie lingue del mondo in pericolo d’estinzione. I dati reperiti sono stati messi messi in rete per essere messi a disposizione delle varie comunità on line. Una risorsa che permette di tramandare la lingua madre alle nuove generazioni che rischiano di crescere imparando solo i dialetti regionali dominanti.

Il progetto permette di entrare in contatto con suoni, parole, forme di linguaggio mai sentite prima e dà l’opportunità di percepire le diversità culturali presenti nel mondo.

I conflitti socio politici, i cambiamenti culturali, le repressioni politiche, le guerre etniche potrebbero portare alla fine del secolo alla morte di più della metà delle lingue parlate nel mondo. I linguisti che curano il progetto, David Harrison, professore associato di linguistica al Swarthmore College, e Gregory Anderson, presidente della Living Tongues Institute for Endangered Languages, sono andati negli angoli più remoti della terra per cercare gli ultimi superstisti di lingue morenti accompagnati da Chris Rainer di National Geographic. I due studiosi durante i loro viaggi sono entrati in contatto con lingue completamente sconosciute e mai state registrate prima in nessun modo, come il Koro, scoperto nel 2010 e parlato da poche centinaia di persone nel nord-est dell’India.

Nel 2012, in occasione della riunione annuale dell’Associazione Americana per l’Avanzamento della Scienza (AAAS) a Vancouver, Harrison ha presentato i primi otto dizionari parlanti, cui nel tempo se ne sono aggiunti altri.

Ecco alcuni esempi: Matukar Panau, una lingua oceanica di Papua Nuova Guinea di cui restano circa 600 relatori che vivono in due piccoli villaggi, Chamacoco, una lingua del deserto settentrionale del Paraguay, usata da una popolazione di circa 1.200 persone che vive di caccia, pesca e raccolta; Tuvan, una lingua indigena parlata da gruppi nomadi in Siberia e in Mongolia; Ho, una lingua tribale dell’India con circa un milione di parlanti; Remo, una lingua presente in India altamente minacciata e poco documentata; Sora, una lingua tribale dell’India, Siletz Dee-Ni un linguaggio dell’Oregon Athabaskan, molto simile al navajo, della tribù locale Siletz, nel nord della California. Il progetto include il Comparative Celtive Lexicon che, come suggerisce il nome, mette a confronto le lingue celtiche e il Talking Dictionaries of Latin America cui stanno lavorando circa una dozzina di comunità indigene di Colombia, Perù, Cile, Guatemala, Bolivia, El Salvador, Paraguay e Messico per costruire i loro propri Talking dictionary.

Periodicamente Enduring Voices organizza workshop per le persone identificate nel corso delle spedizioni come attiviste per la tutela della lingua allo scopo di elaborare strategie di rivitalizzazione linguistica e addestramento alla produzione di file multimediali quali registrazioni audio e video, fotografie, per garantire la narrazione digitale della minoranza culturale.

Nel 2010 il workshop ha avuto luogo a Santa Fe nel New Mexico, lo scorso gennaio, invece, si è svolto a Santiago del Chile e ha coinvolto dodici attivisti rappresentanti dieci comunità linguistiche minoritarie provenienti da sette paesi dell’America Latina. I workshop da un lato garantiscono il confronto tra i cittadini impegnati nella tutela della lingua e dall’altro permettono di superare il digital divide presente in alcune zone del globo con lo scopo di insegnare a catturare, conservare, catalogare stralci di cultura che altrimenti andrebbero persi.

Un progetto finalizzato alla tutela del patrimonio culturale di piccole minoranze linguistiche, un vero e proprio dizionario parlante che riproduce attraverso registrazioni audio di madrelingua autoctoni, i suoni di lingue in pericolo corredando alcuni lemmi con video e immagini.

Come osserva lo stesso Harrison, la tecnologia diventa uno strumento per le minoranze linguistiche in pericolo per far sentire la loro presenza in tutto il mondo, uno modo per preservare una cultura in via d’estinzione e tramandare alle generazioni future un idioma di cui probabilmente resteranno poche tracce.

Il progetto testimonia come la tecnologia digitale possa trasformarsi in uno strumento di conservazione e tutela culturale.

Tonia Zito

Immagine di  mebay

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